Il libretto patacca dei no-euro
Per le elezioni europee di quest'anno, la Lega Nord ha scelto la strada "euroscettica", contraddicendosi clamorosamente rispetto a ciò che sosteneva poco più di un anno fa:
«La Lombardia e il Nord l’euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa.
Il Sud invece è come la Grecia e ha bisogno di un’altra moneta. L’euro
non se lo può permettere». Ne è convinto il segretario lombardo della
Lega Nord, Matteo Salvini, che oggi ha presentato in
piazza Scala a Milano la campagna del Carroccio per i referendum (tra
cui uno proprio sulla moneta europea). La proposta era stata già
anticipata dal segretario leghista Roberto Maroni nelle scorse
settimane, facendo anche riferimento a un articolo del Financial Times che aveva ipotizzato lo scenario del Vecchio Continente diviso in due aree con monete diverse» (fonte: Ansa, 2 ottobre 2012)
Come in quella dichiarazione, quando citava il
Financial Timesa suffragio delle sue parole, in questo periodo Matteo Salvini si sta presentando in televisione utilizzando una pezza di appoggio razionale, ovvero brandendo il libro di Alberto Bagnai «Il Tramonto dell'Euro» (del quale ho trattato nell'
ultima puntata dei miei live) e raccontando la solita storiella dei «premi Nobel che dicono che l'Euro è una schifezza» (ne parleremo anche qui).
Per accompagnare questo
tour e non costringere chi fosse interessato a comprare il suddetto libro o leggersi alcune annate di articoli di Bagnai online comprensive di commenti, il professor Borghi (che appartiene al «cerchio magico» dei
#noeuro con Bagnai ed altri) ha firmato un agile libretto di trenta punti dal titolo «Basta Euro - Come uscire dall'incubo» che potete scaricare dal sito
bastaeuro.org.
Mi piace pensare che quel raffinato oratore da salotto televisivo non sia il vero autore del libretto. Non credo che nessuno che si autodefinisca anche vagamente «economista» possa scrivere una serie di stupidaggini in maniera così densa.
Tratterò solo alcuni punti, seguendo la numerazione del libercolo e magari integrando e correggendo l'articolo nel tempo. Per una disamina più approfondita, rivolgetevi ad un qualunque altro economista che non appare spesso in televisione.
1) L'Euro è la principale causa della crisi? E perché?
«[...] un’unica moneta per economie diverse non può funzionare, crea disoccupazione, rafforza chi è già forte e indebolisce chi è già in difficoltà.»
Risposta breve:
- la disoccupazione ed il PIL sono multifattoriali
- senza euro ci sarebbe un immediato peggioramento
- per ottenere l'effetto della svalutazione ci sono altri mezzi
Risposta lunga: qui l'autore dimentica che in economia quasi tutti i fenomeni sono
multifattoriali, ovvero che non c'è una sola variabile che produce un effetto, ma sono tantissime (molte delle quali magari attualmente sconosciute). Ad esempio, l'inflazione non è data solo dalla svalutazione né solo dalla stampa di moneta, ma da un insieme molto ampio di fattori.
L'autore sembra inoltre dimenticare il
principio di "Marshall-Lerner", che dice in effetti che «un deprezzamento reale della valuta comporta un miglioramento della bilancia commerciale di un Paese», ma anche che « ad un deprezzamento della valuta nazionale fa sempre seguito nell'immediato un peggioramento della bilancia commerciale».
Ma se comunque si vuole diventare competitivi sul prezzo (strada perdente nell'epoca degli iPhone che costano dieci volte tanto uno
smartphone economico) si può sopperire alla svalutazione monetaria con una
svalutazione interna che non consiste, come sostengono molti, nell'abbattimento del potere di acquisto dei salari e dei diritti dei lavoratori, ma ad esempio nella riduzione del cosiddetto
cuneo fiscale. In pratica, con il
10% di cuneo fiscale in meno, mediamente il lavoratore
guadagna ogni anno € 1.000,00 in busta paga e
l'azienda spende € 2.000,00 in meno per ogni lavoratore, rendendo il
lavoratore più ricco ed
abbassando il costo per l'azienda (fonte:
http://www.4trading.it/articoli/32295/quanto-vale-il-taglio-del-cuneo-fiscale).
2) Senza l'euro diventeremmo tutti più ricchi?
Risposta breve: no.
Risposta lunga: qui l'autore avverte che non sarebbe sufficiente uscire dall'euro per diventare ricchi perché servirebbero tante altre riforme, però dice che è una «condizione necessaria ma non sufficiente».
Ma prima abbiamo visto come non sia neanche necessario. Ahi!
3) Se eliminiamo l'Euro usciamo anche dall'Europa?
«[...] se si intende “Unione Europea” probabilmente no: un mercato di 60 milioni di persone è troppo importante per tutti»
«Paesi come la Svizzera o la Norvegia, pur senza avere l’Euro e non facendo parte dell’Unione Europea, non sono certo isolati dal mondo »
«[...] nei periodi in cui il Franco è debole tutti vanno a fare la spesa in Svizzera arricchendo il Canton Ticino e lasciando vuoti i negozi italiani; il contrario accade nei periodi in cui il Franco è forte»
Risposta breve: «probabilmente» per l'autore, non per l'articolo 50 del Trattato sull'Unione Europea, che non prevede l'uscita dall'Euro ma solo dall'Unione Europea.
Risposta lunga: questo punto è molto "politico", quindi non lo affronterò da quel punto di vista. Quello che sembra disonesto è mostrare che paesi come la
Svizzera e la
Norvegia non soffrano il fatto di stare fuori dall'Unione Europea.
Innanzitutto, dal 6 settembre 2011 il
Franco Svizzero è in parità ad 1,20 con l'euro, come conferma l'annuncio della Banca Centrale Svizzera poco prima di quella data e come si evince anche dal grafico qui riportato. Mettere la Svizzera, che da due anni ha una moneta sostanzialmente equivalente all'euro, nel mucchio dei paesi che possono fare a meno dell'Europa e dell'Euro è un autogol.
È inoltre noto che la Svizzera sia molto ricca grazie all'afflusso di capitali (legali ed illegali) dall'estero, tanto che lì non esiste il reato fiscale legato al riciclaggio di denaro "sporco" (e se non esiste quel reato, non è tenuta a fornire informazioni a riguardo, e quindi i conti frutto di illeciti fiscali sono al sicuro). Solo adesso pare sia intenzionata a
modificare le leggi per evitare di finire nella
black list dei paradisi fiscali, ma se ne parla da anni...
Pare inoltre che questo libretto sia stato scritto prima del recente referendum elvetico contrario alla libera circolazione delle persone, che ha provocato una reazione da parte della UE che ha minacciato di far decadere tutti gli accordi, incluso quello sulla circolazione delle merci (e ovviamente dei capitali).
Insomma: anche se formalmente non è nell'Unione Europea, la Svizzera è uno di quei paesi che, sia come moneta che come accordi internazionali, ha almeno un piede dentro. E gli conviene.
Riguardo la Norvegia, poi, si sa che è
ricca grazie al petrolio.
Per chi fosse poi curioso, altre monete mantengono una sostanziale parità con l'Euro, come ad esempio la Corona Danese.
5) Se convertiamo 1 a 1 un euro con la nuova moneta non è che allora non cambierà niente?
«[...] se dopo la conversione la nostra moneta si svaluterà nei confronti di altre monete [...]»
«[...] però sarà più facile trovare lavoro e l’economia ripartirà»
Risposta breve: tutti gli analisti prevedono una svalutazione intorno al 30%. Anzi, è proprio
l'obiettivo dell'uscita dall'euro.
Risposta lunga: si scade nel ridicolo. Tutta la manfrina sull'uscita dall'euro si basa proprio sulla svalutazione della moneta, ma quando si tratta di discuterne gli effetti per gli italiani, viene furbamente introdotto quel «se».
Anche qui, poi, l'autore dimentica il suddetto principio di "Marshall-Lerner" che prevede un peggioramento iniziale dell'economia. Quindi la frase economicamente corretta dovrebbe essere:
«però, se tutto va bene e se si faranno le riforme, e se non scivoleremo verso un'economia di tipo sudamericano, dopo un periodo di circa due anni l’economia ripartirà e dopo ancora più tempo potrebbe essere più facile trovare lavoro»
(i grassetti sono le mie aggiunte)
6) Ci sarà l'inflazione? Dovremo far la spesa con la carriola di banconote che valgono carta straccia?
«l’inflazione non è la svalutazione: in nessuno dei recenti casi di svalutazione in Paesi evoluti è seguita l’iperinflazione»
Risposta breve: quasi vero, ma questo smentisce Borghi.
Risposta lunga: è vero che in generale una svalutazione del 30% non si traduce necessariamente in una inflazione del 30%. Potrebbe essere meno, potrebbe essere di più.
L'autore però smentisce un certo Claudio Borghi che in
un video del 23 maggio 2012, intervistato da Claudio Messora, dice (riassumendo e correggendo l'italiano) dal minuto 43:00
«Se io ad un certo punto raddoppio la moneta, non ho creato nessuna ricchezza. Prima per comprare una pesca ci voleva un dollaro, dopo ce ne vogliono due. [...] Questa è l'inflazione. Dall'altra parte, se le grandezze monetarie raddoppiano una nei confronti dell'altra non si cambieranno mai il dollaro per lo stesso numero di euro. A un certo punto ce ne vorranno due per comprarne uno. E questa è la svalutazione.»
Quindi circa un anno e mezzo fa Borghi spiegava che raddoppiando la moneta circolante si produceva un
raddoppio dei prezzi ed un
dimezzamento del valore della valuta. Sbagliando (perché svalutazione ed inflazione non sono sinonimi e non vanno necessariamente di pari passo), ma contraddicendo l'autore del libretto (che quindi non può essere lo stesso Borghi).
Per rimanere in tema, al punto 1) del libretto si afferma, senza «se» e senza «ma», che:
«Con l’Euro invece si ha uno strano caso in cui un paese poco competitivo e in difficoltà (come per esempio la Grecia) si ritrova la stessa moneta di un Paese aggressivamente competitivo e in crescita (come la Germania): il “listino prezzi” della Grecia risulterà quindi troppo caro mentre quello dei prodotti tedeschi sarà troppo basso. Il risultato è che in Grecia si muore di fame mentre in Germania si registra il record di esportazioni»
Ma il Borghi del video al minuto 19:18 dice questo:
«La Grecia sta messa malissimo. Diciamolo chiaro: una soluzione indolore purtroppo non c'è perché, al contrario dell'Italia, la Grecia importa tutto. Quindi non è che possiamo dire loro tornano alla Dracma e a un certo punto le loro esportazioni migliorano compensando i disagi. No: si ritrovano lo stesso a dover ricomprare quello che compravano prima e tutto gli va a costare tantissimo» (e poi parla dell'Islanda che avrebbe ripudiato il debito, ma questa è un'altra bufala)
Prima di scrivere cose a nome di Borghi, potrebbero informarsi. O informarlo.
Salto un bel po' di punti, magari integrerò l'articolo. Non vorrei scrivere un libro, in ossequio alla
teoria della montagna di m*.
30) Sento dire che molti famosi economisti, compresi alcuni premi Nobel sono contrari all’Euro. È vero? Chi sono?
«È vero, sono almeno 7 i premi Nobel per l’Economia che hanno apertamente criticato l’Europa dell’Euro (Mirrlees, Stiglitz, Sen, Tobin, Krugman, Friedman e Pissarides)»
Risposta breve: criticare l'Europa e/o l'euro non significa suggerire di uscirne.
Risposta lunga: la storia dei «premi Nobel che dicono che l'euro è una patacca» è come una di quelle leggende metropolitane che si ingigantisce ad ogni passaparola. Prima erano quattro, poi sono diventati cinque, poi sei poi sette e prevedo che possano raggiungere la decina in qualche altra settimana.
In verità non è proprio così. Facendo sono un esempio "italiano", Stigliz ha anche detto a
Milano il 12 Novembre 2013 che per risolvere i problemi dell'area euro serve abbandonare le politiche di austerità, realizzare l'unione bancaria, sfruttare i fondi Bei per finanziare le piccole e medie imprese eccetera, insomma rafforzare le istituzioni dell'Unione Europea
ma non critica la moneta unica e non parla di abbandonarla. Anche Krugman in altre occasioni parla di rafforzamento delle istituzioni europee, così come quasi tutti gli economisti del mondo.
Se si prendono solo i dati che ci piacciono, si può dimostrare qualunque cosa, soprattutto in economia.
31) Esistono altrettanti premi Nobel e famosi economisti convinti invece che l’Europa dell’Euro sia perfetta così?
«NO»
Risposta breve:
your logical fallacy is strawman
Risposta lunga: mettere a confronto l'affermazione «molti famosi economisti sono contrari all'euro» con «altrettanti famosi economisti sono convinti che l'Europa dell'Euro sia perfetta così» è sinceramente disonesto. Vuol dire dipingere l'argomentazione altrui in maniera distorta per poterla colpire facilmente.
Inoltre quel "NO", molto efficace dal punto di vista della comunicazione, viene smentito un paio di pagine dopo quando viene mostrata questa serie di dichiarazioni sotto il titolo di «Euro-sciocchezze» (sono riprodotte le prime quattro):
A parte Matteo Renzi, vengono riportate alcune dichiarazioni (fuori dal contesto) di:
- Romano Prodi che è un economista (in ordine di tempo: assistente a Bologna, docente a Trento, visiting professor ad Harvard, ordinario a Bologna, visitor professor a Stanford, docente alla Johns Hopkins University, professore alla Brown University, ha all'attivo numerose pubblicazioni accademiche)
- Mario Draghi che è un economista (laurea in Economia con 110 e lode alla Sapienza con relatore il Professor Federico Caffè, PhD al MIT con Franco Modigliani e Robert Solow, professore a Trento, Padova, Ca' Foscari di Venezia e Scienze Politiche a Firenze dove diventa professore ordinario di Economia e politica monetaria)
- Mario Monti che è un economista (laurea in economia alla Bocconi, borsa di studio a Yale allievo di James Tobin, Premio Nobel per l'economia nel 1981, ordinario a Trento, docente a Torino, professore di economia politica alla Bocconi, direttore dell'Istituto di economia politica della Bocconi, direttore del Giornale degli economisti e Annali di economia della Bocconi, rettore della Bocconi e poi Presidente, vanta un modello economico a suo nome: il modello di Klein-Monti)
Quindi
SÌ, ci sono ben tre economisti «convinti che l'euro vada bene così com'è»!!!
(in verità non lo dicono neanche perché anche queste frasi, citate fuori dal contesto, sono una bugia ma al fine della dimostrazione è irrilevante)
Come sempre, segnalatemi pure errori o integrazioni da apportare. Chi vuole contribuire può occuparsi di altri punti, sempre in maniera logica ed oggettiva mettendo da parte (per quanto possibile) le opinioni e le preferenze personali e politiche.
(LeFou!)
UPDATE 23/02/2014: corretta l'affermazione per la quale in Svizzera non esisterebbe il reato di evasione fiscale. Ad ora è il reato fiscale connesso al riciclaggio di denaro che non esiste ancora. (grazie a Emilio Motta via Facebook) Aggiunta dichiarazione di Matteo Salvini del 2 ottobre 2012 quando sosteneva chel'euro fosse adatto al Nord.
UPDATE 24/02/2014: aggiunta l'informazione della parità monetaria con l'euro del Franco Svizzero e l'euro (grazie a Francesco Violi per l'informazione) e della Corona Danese. Aggiunto riferimento all'articolo 50 del trattato sull'Unione Europea. Apportate altre piccole correzioni. Corretto il calcolo e fornita una fonte sulla riduzione del cuneo fiscale (era per anno, non per mese). Nel discorso al Senato, oggi il nuovo presidente del consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ha proposto una riduzione «in doppia cifra», quindi ho approfittato per mostrare il calcolo al 10% (il minimo della doppia cifra).